Vi è mai capitato di vedere germogliare un seme? Quando si mette un seme nella terra, esso va subito in cerca dell’acqua, la minuscola radice arricciata al suo interno incomincia a crescere rapidamente e il guscio del seme dopo poco si rompe.
Aprendosi compare una radice fragile che si ramifica velocemente, in lungo e in largo, e pur essendo di piccole dimensioni ha delle grandi ambizioni: vuole crescere il più in fretta possibile per diventare la pianta che è destinata ad essere.
Bene, la nostra psiche è esattamente come un seme, d’altronde non potrebbe essere diversamente, visto che ognuno di noi è parte integrante della natura. Il seme è capace di compiere operazioni che neanche possiamo immaginare. Il seme entra nella terra, germoglia in alto e in basso ha le sue radici.
Il germoglio in alto e le radici in basso sono i due elementi costitutivi della nostra psiche. Le radici stanno calate profondamente nella terra e non devono essere viste né devono vedere la luce altrimenti la pianta morirebbe; quindi l’inno del “Sè” è l’inno di un lato profondamente nascosto.
Ma allora, cosa dobbiamo fare per far crescere la nostra pianta, la nostra anima? Dobbiamo smettere di parlare di noi stessi, dobbiamo smettere di raccontare i nostri fatti e considerare che i nostri segreti sono come parti strutturanti della nostra vita. In altre parole, quando impariamo a custodire, giorno dopo giorno, i nostri segreti, la nostra anima (la nostra pianta) crescerà, e sarà una grande anima.
Le cose che facciamo e le cose che ci accadono (che ci piacciano o no), siamo noi e appartengono solo a noi e a nessun’altro; nessun’altro è in grado di comprenderle. Allora sarebbe utile raccogliere tutti i nostri segreti in un cofanetto e chiuderlo a chiave e, magari, metterlo anche sotto terra insieme ai nostri segreti.
Le cose davvero essenziali, per la nostra felicità, sono i codici della nostra unicità, che di certo non risiedono nelle parole, né tantomeno nei ragionamenti e nelle spiegazioni che stancano l’anima; i codici della nostra unicità risiedono nelle immagini.
Noi siamo prima di tutto e più di tutto, le nostre immagini e, per la nostra felicità ed il nostro benessere psicofisico, non dobbiamo perderle mai.
Ma cos’è un’immagine? Forse non c’è niente di più misterioso di un’immagine… il primo mistero è perché si individualizza? Quante volte ci è capitato di chiudere gli occhi e di vedere immagini di diverso tipo come: un gioiello, un vestito, un quadro, oppure le onde del mare, il viso di un amico, una montagna, ecc.
Conosciamo immagini sonore, immagini olfattive, ma l’immagine, nel senso più profondo del termine, appartiene al regno degli occhi. C’era il nostro viso agli albori del nostro essere? Si, certo che c’era, non si vedeva ma c’era, così come nel seme c’è tutta la pianta.
Il seme è quel posto dove le cose accadono tutte insieme; certo, non si vedono ma nel seme c’è tutto ciò che serve per la pianta e non la pianta che diventerà.
E così, come per il seme e la pianta, noi non siamo ciò che diventeremo, ma noi adesso siamo tutto ciò che siamo, che siamo stati e che saremo; non lo vediamo perché il nostro sguardo è direzionato sul passato e sul futuro, e perché i nostri commenti disturbano l’anima.
Quando Socrate dice: “Io so di non sapere” non è che sta dicendo che è ignorante, come viene tradotto banalmente, ma sta dicendo che lo stato di non sapere, lo stato del nulla ha più poteri che lo stato di pienezza e di coscienza non ha.
I bambini, che sono grandi maestri dell’anima, quando hanno un problema fanno tre cose: vanno a letto a dormire, perché sanno che il sonno, l’oblio, la notte porta la soluzione; oppure si mettono a giocare, vale a dire che cambiano personaggio e così entrano nel mondo del “senza tempo”; oppure piangono disperati e dopo due minuti gli passa.
In pratica, i bambini fanno quelle tre cose che funzionano per aprire le porte alla felicità, e non come noi adulti che stiamo ancora a soffrire per cose successe tre, quattro, cinque o addirittura dieci anni fa. La felicità dipende solo noi, dalla nostra capacità di indirizzare lo sguardo sull’essenziale che, quasi sempre, è invisibile agli occhi.
“Siate felici, agite nella felicità, sentitevi felici, senza alcuna ragione particolare.” (Socrate)