Una sera d’estate, le virtù umane avevano deciso di organizzare una festa, c’erano quasi tutte: la gioia e l’allegria, l’ironia e la fiducia, la grinta e la determinazione. Il coraggio andava a braccetto con l’astuzia ed insieme chiacchieravano con il buon senso. In un angolo della grande stanza, il vigore faceva la corte alla dolcezza mentre la serietà cercava di non ridere alle battute dell’umorismo.
La generosità discuteva animatamente con la parsimonia e l’autostima, nel mentre suonò il campanello, la gentilezza andò ad aprire ed abbracciò la nuova arrivata. La generosità si volse stupita a guardare le due amiche e disse: “Ma chi è costei? Non l’ho mai incontrata prima d’ora”. Le due amiche la fissarono meravigliate e risposero: “Ma come no? (ribattevano sconcertate), ha sempre partecipato alle nostre feste, ci sembra molto strano che tu non l’abbia mai incontrata… ecco te la presentiamo: “Lei è la Gratitudine”.
Questa straordinaria metafora, tratta da una serie di volumi di “Jack Canfield”, attraverso delle figure retoriche, è emblematica poiché vuole definire un sentimento, come la gratitudine, che troppo spesso viene trascurato nelle relazioni tra esseri umani. Ma cos’è la gratitudine? Un sentimento, una sensazione o forse un’emozione? Aprendo il dizionario la gratitudine viene, letteralmente, così definita: “Un sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo”.
Ma la gratitudine è molto di più. La vera gratitudine non ha nulla a che fare con il sentirsi in dovere di ricambiare un favore o con il semplice ringraziare qualcuno per un regalo ricevuto. La gratitudine è un atteggiamento mentale che ci aiuta a trovare elementi positivi nella vita di ogni giorno, oltre che un sentimento spontaneo basato su empatia con gli altri e consapevolezza di sé.
Tutti, di tanto in tanto, incappiamo nelle cosiddette “giornate no”, quelle in cui tutto sembra andare storto: arriviamo tardi ad un appuntamento importante, perdiamo il cellulare in palestra, o perdiamo il treno, l’auto non si mette in moto, quel cliente non ha firmato il contratto, e così via. La gratitudine è riuscire ad essere grati della propria vita malgrado tutte le difficoltà e gli imprevisti che ci accadono nel quotidiano; la gratitudine è dire “Grazie” a prescindere dagli eventi.
Ma da dove nasce la gratitudine? O meglio, da dove nasce questo sentimento e tutti gli altri sentimenti? Dal cuore o dal cervello? La domanda è pressappoco sbagliata poiché non possiamo scindere questi due organi così preziosi. Infatti, in seguito a numerosi studi neuro scientifici, si è scoperto che, pensieri, sentimenti ed emozioni sono mediati da sostanze chimiche celebrali che regolano le nostre difese immunitarie. Altrettanto incredibile è stato scoprire che queste sostanze chimiche (i neurotrasmettitori) non sono prodotti in esclusiva dall’ ipotalamo, che viene considerata la centrale chimica del cervello, ma vengono prodotte anche dal cuore e dall’intestino.
Il cuore produce qualcosa come quarantamila neuroni e una fitta rete di neurotrasmettitori, mentre l’intestino produce circa cento milioni di neuroni con la sua capacità di produrre quaranta tipi di molecole diverse; questo vale a dire che il nostro corpo possiede, in realtà, tre cervelli funzionanti. Inoltre, prove sperimentali hanno dimostrato che cuore e cervello si influenzano vicendevolmente, dal punto di vista di stimoli nervosi, ma che il cuore manda più stimoli al cervello di quanti, in realtà, ne riceva e non solo, il cuore è considerato, tra tutti gli elementi del nostro corpo, l’oscillatore biologico più potente.
E così, il cuore è l’oscillatore biologico più potente che abbiamo, vale a dire che, quando il cuore è in grado di imporre il suo ritmo, tutti gli altri sistemi oscillatori del nostro corpo a tutti i livelli (fisico, emozionale e mentale), sono automaticamente armonizzati fra loro dal ritmo principale. Pertanto, emozioni quali: la paura, la depressione, la frustrazione, l’invidia e la rabbia, sono in grado di alterare il nostro stato vibrazionale, producendo un campo elettromagnetico caotico e disordinato. Al contrario, sentimenti come: la gratitudine, la compassione, la gioia, il perdono e l’amore, creano un campo vibrazionale ordinato e quindi coerente.
Quando il cuore, che possiede un campo elettromagnetico cinquemila volte più potente di quello del cervello, si trova in perfetto equilibrio, ovvero, nello stato cosiddetto di “coerenza”, è in grado di agganciare il cervello e di allineare i due emisferi armonizzandoli. Lo stato di coerenza è uno stato particolare nel quale sono rese più acute le capacità intuitive, la comprensione, la gratitudine, la creatività, l’amore e, di conseguenza, il nostro benessere psicofisico e la nostra felicità.
Ecco quindi che, i sentimenti ed emozioni possono produrre un cambiamento del campo elettromagnetico del cuore in positivo o in negativo; ossia rafforzandolo o indebolendolo. Questo significa che la variazione del campo percepita dai recettori delle cellule, attiva, nelle cellule stesse, reazioni a catena che possono essere salutari o patologiche per la vita cellulare. E allora, è proprio la scienza che ci suggerisce di lasciarci guidare dal cuore più che dal cervello, perché questo è, in fondo, il modo per andare a scoprire che, la vera medicina dell’anima e del corpo, è l’amore e nell’amore non può non esserci che infinita gratitudine per tutte le piccole e le grandi cose che abbiamo.
“Io sosterrò sempre che il ringraziamento è la più alta forma di pensiero, e che la gratitudine non è altro che una felicità raddoppiata dalla sorpresa”. (GK Chesterton)